Husain Ali Khairalla aveva solo 16 anni quando gli ufficiali del Ministero dell’Interno del Bahrain lo hanno arrestato per motivi politici nel 2015. Di conseguenza è stato torturato e condannato in diversi processi iniqui. Attualmente sta scontando la pena nella prigione di Jau.
Il 24 maggio 2015 Husain, ancora uno studente delle superiori, è stato arrestato a Bani Jamra, dove la polizia antisommossa lo ha circondato e gettato a terra, deridendolo dopo la sua caduta. A mezzanotte, la polizia antisommossa e gli ufficiali mascherati in abiti civili hanno fatto irruzione nella sua casa, minacciando i suoi familiari sotto tiro. In tutto questo non è stato presentato né un mandato di perquisizione né un mandato di arresto. Era ricercato da due anni prima del suo arresto sulla base di casi politici.
Husain è stato portato alla stazione di polizia di AlKhayyala dove è stato sottoposto a tortura che è durata due settimane ed è stata così grave al punto che Husain aveva sangue nelle urine. Anche le altre sue ferite fisiche dal suo arresto non sono state curate. Durante questo processo gli è stato completamente impedito di comunicare con la sua famiglia o gli sono state concesse solo brevi chiamate di pochi secondi. Gli è stato permesso di vedere la sua famiglia solo un mese dopo il suo arresto. In nessun momento del processo di interrogatorio gli è stato consentito l’accesso a un avvocato o, in qualsiasi altro momento, durante la sua condanna iniziale in tribunale.
Husain è stato condannato in diversi casi a una pena detentiva di oltre 100 anni. Non gli è stato permesso di prepararsi adeguatamente per il processo, incontrarlo con l’avvocato o contestare le prove raccolte contro di lui ed è stato prontamente portato davanti a un giudice. Per i primi quattro anni della sua reclusione, Husain è stato tenuto nella prigione di New Dry Dock per giovani detenuti. Dopo aver compiuto 21 anni, fu trasferito nella prigione di Jau.
Dopo questo trasferimento gli sono state nuovamente negate le visite con la sua famiglia, questa volta con il pretesto della pandemia di Coronavirus. È risultato positivo al Coronavirus quando si è diffuso in carcere e ha informato la sua famiglia del contagio. Era nell’edificio 12 e fu trasferito nell’edificio 20. In questo momento, chiese, insieme ad altri prigionieri, di essere trasferito in un altro reparto; erano tenuti con prigionieri con malattie contagiose e disturbi psicologici e volevano stare con altri prigionieri politici. Questa richiesta ha portato le autorità carcerarie a negare loro telefonate e visite in cortile solo per 22 giorni.
I diritti umani fondamentali di Husain sono stati violati dalle autorità durante il suo arresto, processi, interrogatori e reclusione. Il suo arresto senza mandato, la scomparsa, la tortura e la negazione dell’accesso al suo avvocato e alla sua famiglia costituiscono una violazione del Patto internazionale sui diritti civili e politici, della Convenzione contro la tortura e della Convenzione sui diritti del fanciullo, considerando il fatto che egli era minorenne al momento del suo arresto. In quanto tale, ADHRB chiede che Husain venga rilasciato immediatamente e incondizionatamente e che le sue accuse di tortura siano indagate in modo imparziale per ritenere responsabili gli autori.