Il Kuwait è un Paese del Golfo Persico, governato dalla famiglia Al-Sabah, dove l’Amir ha il potere di veto. L’economia ad alto reddito del Kuwait è sostenuta dalle riserve petrolifere del paese, che attualmente sono le seste al mondo. Nonostante lo sviluppo economico, il Paese è caratterizzato da gravi problemi riguardanti i diritti delle donne.
A causa della legislazione vigente, le donne kuwaitiane rimangono tutt’oggi discriminate in materia di matrimonio, divorzio e custodia dei figli. Ad esempio, le donne possono rivolgersi ai tribunali per ottenere il divorzio solo per motivi limitati, mentre gli uomini possono divorziare senza alcuna restrizione. Ne è un altro esempio il fatto che le donne non possono trasmettere la cittadinanza ai loro figli o coniugi se non sono kuwaitiani.
La Kuwait Society for Human Rights ha concluso che durante l’epidemia di Covid-19 e le conseguenti restrizioni, la violenza contro le donne è significamente aumentata. Per denunciare le molestie, le discriminazioni e queste violenze, a febbraio le attiviste kuwaitiane hanno avviato la campagna nazionale online Lan Asket (“Non tacerò”). In seguito all’iniziativa, sono apparse online le dichiarazioni di decine di donne che hanno subito stalking, molestie o violenze, riflettendo della gravità del problema nel Paese.
Gli abusi domestici sono ancora largamente diffusi. Il Kuwait non offre alcuno spazio alle donne e alle ragazze che hanno bisogno di sfuggire alle aggressioni. Il problema è aggravato dal fatto che se escono di casa senza il consenso della famiglia o dei tutori, possono essere denunciate alla polizia locale come “assenti”. Nonostante l’assemblea nazionale del Kuwait abbia promulgato nel 2020 una legge sulla protezione dalla violenza domestica che prevede che lo Stato offra aiuto alle sopravvissute, compresa la creazione di una casa di accoglienza, ad oggi non esistono ancora case di accoglienza per le vittime di violenza domestica in tutto il Paese. Infatti, la legge non criminalizza l’abuso domestico in quanto tale e non si applica a coloro che hanno relazioni al di fuori del matrimonio, comprese le coppie di fidanzati o gli ex partner.
Il codice penale del Kuwait prevede pene minori per le aggressioni maschili contro le donne. Secondo l’articolo 153, gli uomini che uccidono la madre, la sorella, la moglie o la figlia dopo averle scoperte ad avere rapporti extraconiugali possono ricevere una pena ridotta fino a tre anni di carcere o una multa di 3.000 dinari kuwaitiani (circa 9.820 dollari). Mentre una persona che rapisce qualcuno con l’obiettivo di ucciderlo, ferirlo, stuprarlo, farlo prostituire o estorcergli denaro può essere esente dalla pena prevista dall’articolo 182 se sposa la vittima con il consenso del suo tutore.
ADHRB esorta il Kuwait a continuare a impegnarsi per diminuire la discriminazione in atto contro le donne e chiede al governo di attuare una nuova e più completa legislazione a riguardo, a partire da una definizione più inclusiva di aggressione e abuso domestico. Infine, ADHRB sottolinea la necessità per il Kuwait di garantire che tutte queste leggi siano costantemente sostenute e applicate in tutti gli aspetti della società.