14 Luglio 2022
Onorevole Presidente,
Le scriviamo per riportare la sua attenzione su una serie preoccupazioni in merito alla Sua prossima partecipazione al vertice di Gedda del 15 e 16 luglio, al quale parteciperanno anche alcuni dei più brutali governanti autoritari di oggi. Siamo consapevoli che gli incontri bilaterali tra i Capi di Stato spesso accompagnano vertici come questo, ma La esortiamo con la massima fermezza a non prendere in considerazione un incontro di questo tipo con il re Hamad bin Isa Al Kahlifa del Bahrein, a meno che il Paese non dimostri dei concreti progressi in materia di diritti umani, come indicato nelle nostre richieste qui di seguito.
Temiamo che concedere incondizionatamente al Re del Bahrein un incontro di persona serva a legittimare la continua repressione della sua dittatura al potere.
L’incontro del 2017 tra il re Hamad e il presidente Trump, è stato seguito dall’attacco più letale contro manifestanti pacifici nella storia recente del Bahrein. Trump ha incoraggiato i governanti del Bahrein promettendo pubblicamente che “non ci sarebbero state tensioni con questa amministrazione”. Meno di 48 ore dopo, le forze di sicurezza del Bahrein hanno aperto il fuoco su un sit-in pacifico, uccidendo cinque persone. Questo rappresenta il più grave episodio di violenza politica dalle proteste pro-democrazia della Primavera araba del 2011. Siamo quindi preoccupati che la sua imminente visita possa potenzialmente scatenare un’ulteriore repressione e l’ennesima offerta di carta bianca per le violazioni dei diritti umani.
Durante il Vertice per la democrazia dello scorso anno, Lei ha giustamente sottolineato che la democrazia nel mondo è “essenziale per affrontare le sfide senza precedenti del nostro tempo” e ha lanciato l’Iniziativa presidenziale per il rinnovamento democratico, con l’obiettivo di sostenere i “riformatori democratici” e “difendere i diritti umani a livello globale”. Riteniamo infatti, che la sua visita rappresenti un’inversione di rotta rispetto a questo impegno.
Importanti leader politici e difensori dei diritti umani detenuti arbitrariamente
I leader dell’opposizione politica e i difensori dei diritti umani che hanno chiesto un cambiamento democratico nel 2011 dopo oltre un decennio rimangono però ancora dietro le sbarre, avendo subito torture, maltrattamenti e negligenze mediche sistemiche. Nonostante le imminenti elezioni, che si terranno a novembre di quest’anno, il Bahrain non ha adottato alcuna misura per creare fiducia nel processo elettorale.
Inoltre, non vi è alcuna indicazione della volontà politica di rilasciare i principali leader dell’opposizione politica e difensori dei diritti umani detenuti arbitrariamente. Questo, nonostante gli appelli unanimi e persistenti della comunità internazionale, ivi comprese comprese le procedure speciali delle Nazioni Unite.
Il Dottor Abduljalil AlSingace, blogger, difensore dei diritti umani e attivista dell’opposizione incarcerato nel 2011, ha iniziato uno sciopero della fame l’8 luglio 2021 per protestare contro la confisca, da parte delle autorità carcerarie di Jau, di un libro apolitico sui dialetti bahreiniti di cui si è impegnato a fare ricerca e scrivere negli ultimi quattro anni. Lo sciopero della fame dura ormai da più di un anno, la maggior parte del quale trascorso in ospedale a causa del deterioramento delle sue condizioni di salute.
Tra gli altri difensori dei diritti umani e attivisti dell’opposizione in carcere figurano Hasan Mushaima, Abdulhadi Al-Khawaja, Sheikh Mohamed Habib AlMuqdad, Sheikh Ali Salman, Abdulwahab Husain, Ali AlHajee e Naji Fateel.
Come forse saprà, lo scorso novembre sono trascorsi dieci anni dalla pubblicazione del rapporto della Commissione d’inchiesta indipendente sul Bahrein (BICI), commissionato dal governo, che ha rivelato resoconti scioccanti riguardo a torture, processi militari contro civili e uccisioni autorizzate dallo Stato. Il rapporto ha rilevato che “molti detenuti sono stati sottoposti a torture e ad altre forme di abuso fisico e psicologico durante la detenzione”. Il re del Bahrein aveva promesso di attuare le raccomandazioni nel 2011. A distanza di oltre un decennio, questa promessa non è ancora stata mantenuta; nessun alto funzionario è stato chiamato a rispondere delle proprie azioni e le persone sottoposte a tortura languono ancora illegalmente dietro le sbarre.
Restringimento della società civile e limitazione della libertà di espressione
Dal 2017, la società civile del Bahrein ha dovuto affrontare intimidazioni e molestie ed è stata oggetto di attacchi continui, anche come senso di rappresaglia per essersi impegnata con le Nazioni Unite. Tutti i media indipendenti sono stati messi fuori legge e tutti i partiti politici di opposizione sono stati sciolti, molti dei loro leader sono stati imprigionati e il Paese ha ottenuto un misero punteggio di 2/40 per i diritti politici nel rapporto Freedom House sulla libertà nel mondo 2022. Almeno dieci giornalisti sono attualmente imprigionati per il loro lavoro in Bahrein, che si colloca al 167/180 posto nell’Indice mondiale della libertà di stampa 2022 di Reporter senza frontiere (RSF). Il CPJ ha documentato ritorsioni contro il giornalista imprigionato Mahmoud al-Jaziri per il suo reportage sul rischio di COVID-19 in prigione, e con la chiusura del quotidiano Al-Wasat nel 2017 il governo ha praticamente eliminato i media indipendenti.
Uso della pena di morte in violazione del diritto internazionale
Inoltre, nel 2017 il Bahrein ha abbandonato l’idea di una moratoria sulla pena di morte e da allora ha condotto sei esecuzioni, cinque delle quali sono state condannate come arbitrarie dall’ex relatore speciale delle Nazioni Unite sulle esecuzioni extragiudiziali Agnes Callamard, rispettivamente nel 2017 e nel 2019. Secondo una ricerca del Bahrain Institute for Rights and Democracy (BIRD) e Reprieve, ci sono 26 detenuti nel braccio della morte, che rischiano tutti l’esecuzione imminente e quasi la metà dei quali sono stati condannati sulla base di confessioni presumibilmente estorte sotto tortura in casi legati a disordini politici. Nel maggio 2021, il Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle detenzioni arbitrarie ha ritenuto che i detenuti del braccio della morte e i sopravvissuti alle torture Mohamed Ramadhan e Husain Moosa fossero detenuti arbitrariamente e ha chiesto il loro immediato rilascio e risarcimento. Tuttavia, essi sono ancora detenuti.
Richieste
Prima del suo viaggio a Gedda, la invitiamo a prendere in considerazione la possibilità di incontrare organizzazioni indipendenti della società civile per discutere di strategie atte a dare priorità alle questioni relative ai diritti umani. Durante la sua partecipazione al Vertice di Gedda, le chiediamo gentilmente di fare in modo che ogni incontro con il Re del Bahrein sia subordinato:
- Al rilascio incondizionato dei leader dell’opposizione politica detenuti arbitrariamente;
- All’immediata restituzione della ricerca confiscata del dottor Abduljalil AlSingace ai suoi familiari, l’adeguata fornitura di cure mediche e il suo rilascio immediato e incondizionato;
- Alla concessione della clemenza alle vittime di tortura nel braccio della morte; e
- A fermare tutte le esecuzioni di persone condannate a morte sulla base di confessioni ottenute con la tortura.
Saremo lieti di fornirLe qualsiasi ulteriore informazione o assistenza in merito alle considerazioni sui diritti umani in Bahrein e saremo altresì lieti di partecipare a un incontro con il vostro ufficio a tale scopo. La ringraziamo in anticipo per aver preso in considerazione le nostre preoccupazioni e richieste in vista della sua visita in Arabia Saudita e attendiamo con ansia una sua risposta.
Cordialmente,
Americans for Democracy and Human Rights in Bahrain (ADHRB)
Bahrain Institute for Rights and Democracy (BIRD)
PEN America
Reprieve