Mahmood AbdulJabbar Nooh è uno studente che sta scontando una condanna a dieci anni nel carcere di New Dry Dock, in Bahrein. Al momento del suo arresto, nel 2019, aveva solo 17 anni. Mahmood è stato sottoposto a torture durante tutto il periodo di interrogatorio e detenzione e privato di un giusto processo.
Mahmood è stato arrestato il 13 novembre 2019 da agenti in borghese che lo hanno inseguito per poi avvicinarlo per strada. È stato arrestato in mancanza di un mandato e senza che gli venissero comunicati i capi di accusa. Sebbene gli sia stato permesso di contattare la sua famiglia la sera stessa dell’arresto, le comunicazioni sono poi state interrote. Durante questo lasso di tempo, la sua famiglia ha continuato a cercarlo tra centri detentivi e ospedali, per poi venire a sapere che Mahmood era detenuto presso il Criminal Investigation Directorate (CID).
Al CID, Mahmood è stato interrogato per circa sette/nove giorni senza la presenza di un avvocato. Durante l’interrogatorio, con l’intento di estorcergli una confessione, è stato sottoposto a torture con scosse elettriche e bruciature. Gli sono state quindi negate le cure mediche perle lesioni ripoortate, inquanto secondo il parere di un medico l’ustione, riscontrata su un’area privata, non era il risultato della tortura, ma è stata piuttosto subita sulla “scena del crimine” al momento dell’arresto. Tale conclusione appare essere irrealistica dal momento in cui non ci sono altri segni sul suo corpo. La confessione estorta con la tortura di Mahmood è stata poi usata contro di lui in tribunale.
Dopo l’interrogatorio, è stato presentato alla Procura che ha ordinato la sua detenzione per due mesi. È stato poi trasferito al Dry Dock Detention Center, dove, una settimana dopo il suo arrivo, ha potuto incontrare la sua famiglia per la prima volta dal suo arresto. I genitori di Mahmood non erano stati informati dei capi di accusa mossi contro il figlio per tutti i primi mesi di detenzione.
Mahmood è stato accusato di essere membro di un’organizzazione terroristica e, il 30 novembre 2020, la Prima Alta Corte Penale lo ha condannato a dieci anni di carcere. Nonostante siano state presentate prove a difesa di Mahmood, queste non sono state prese in considerazione dal tribunale. Dopo una serie di ricorsi infruttuosi, sia la Corte d’Appello che la Corte di Cassazione hanno confermato la sentenza, è stato quindi trasferito al New Dry Dock Detention, dove si trova tuttora, per scontare la pena.
Mahmood soffre di anemia falciforme, carenza di G6PD e dolori ai piedi e alle ossa che a causa del clima freddo e umido e la negazione di terapie mediche specifiche sono in continuo aumento. Infatti, nonostante le autorità carcerarie abbiano fissato degli appuntamenti specialistici all’ospedale Salmaniya non è mai stato organizzato il trasporto, facendo quindi saltare l’appuntamento.
Per protestare contro la negligenza medica perpetrata dall’amministrazione carceraria, il 15 maggio 2022 Mahmood ha annunciato uno sciopero della fame. Tre giorni dopo, è stato organizzato un incontro tra il Procuratore e Mahmood in cui è stato promesso al ragazzo il rispetto del suo diritto alle cure e il conseguente trasferimento presso una struttura ospedaliera. Sulla base di queste promesse, il ragazzo ha interrotto lo sciopero della fame.
L’arresto di Mahmood senza mandato, la tortura e il processo iniquo, sono chiare violazioni della Convenzione contro la tortura e altre forme di trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti (CAT) e del Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR), entrambi sottoscritti dal Bahrein. Per questo motivo, Americans for Democracy and Human Rights in Bahrain (ADHRB) chiede alle autorità bahreinite di rilasciare Mahmood, e di garantire che qualsiasi nuovo processo a cui sarà ssottoposto rispetti gli standard internazionali di equità. Inoltre, l’ADHRB esorta le autorità competenti a indagare in modo efficace e imparziale sulle accuse di tortura e maltrattamento e di fornigli cure mediche adeguate e tempestive.