Fadhel Sayed Abbas Radhi, prigioniero politico di 30 anni, sta scontando l’ergastolo nella prigione bahreinita di Al-Qurain. È stato detenuto arbitrariamente, sottoposto a sparizione forzata e condannato a morte, solo successivamente la sua sentenza è stata commutata al solo ergastolo. In carcere, Fadhel sta subendo maltrattamenti e violazioni varie.
All’alba del 26 settembre 2016, la polizia antisommossa del Bahrein e degli agenti di sicurezza in borghese hanno arrestato Fadhel nella città di Hamad. Sia la perquisizione della sua abitazione che l’arresto sono stati eseguiti dalle autorità in mancanza di un mandato, inoltre le autorità hanno omesso di informare Fadhel sui motivi del suo arresto. È stato quindi fatto sparire con la forza per un anno e due mesi, durante i quali gli è stato permesso di fare solo sei telefonate. Gli agenti hanno monitorato da vicino le telefonate privandolo di riferire ai suoi interlocutori il luogo di detenzione.
Durante tutto il periodo di detenzione preventiva, Fadhel è stato soggetto a torture fisiche e psicologiche e confinato ad un lungo periodo di isolamento. Inoltre, le autorità si sono astenute dal fornire alla famiglia le accuse, facendo solo trapelare che si trattasse di un caso di terrorismo.
Fadhel è uno dei 17 civili processati dall’Alta Corte Militare del Bahrein per la prima volta dal 2011. Tali tribunali sono noti per la scarsa equità dei processi, l’opacità e l’accettazione di confessioni estorte con la tortura. Gli imputati sono stati accusati di aver formato una cellula terroristica e di aver tramato di assassinare un ufficiale militare, il Comandante in Capo delle Forze di Difesa del Bahrein. Ad alcuni imputati è stato impedito di incontrare un avvocato fino alla terza udienza del novembre 2017. Non solo, il tribunale ha successivamente respinto le richieste degli avvocati della difesa di riesaminare i sospetti, interrogare i testimoni anonimi e permettere agli imputati di testimoniare durante l’appello iniziale.
Il 25 dicembre 2017, il tribunale ha riconosciuto Fadhel colpevole condannandolo a 15 anni di reclusione e alla pena capitale. Egli è stato poi privato della sua cittadinanza.
Il 21 febbraio 2018, l’Alta Corte militare d’appello ha confermato la condanna a morte e la pena detentiva. Successivamente, il 25 aprile 2018, la corte militare più alta del Bahrein, la Corte di cassazione militare, ha respinto l’ultimo appello per annullare le sentenze. Tuttavia, il Re ha commutato la condanna in ergastolo graziandolo quindi dalla pena di morte.
Durante la detenzione, Fadhel è stato vittima di numerose violazioni tra cui ad esempio la negazione delle cure mediche. Sebbene durante i primi tre anni di detenzione destasse in condizioni di buona salute, ultimamente ha iniziato ad accusare forti dolori alla schiena probabilmente causati delle violenze subite durante l’arresto. Nonostante abbia più volte fatto presente il suo malessere fisico, gli agenti hanno deliberatamente deciso di violare il suo diritto alla salute rifiutandosi di occuparsi delle sue condizioni mediche. Solo negli anni più recenti le sue richieste hanno trovato riscontro. Egli è stato infatti sottoposto a delle visite presso l’ospedale militare dove gli è stata diagnosticata un’ernia del disco per la quale è stato poi operato. Tuttavia, l’amministrazione gli ha negato le cure post-intervento, tra cui un materasso ortopedico, i farmaci post-operatori e le sedute di fisioterapia necessarie per scongiurare l’aggravamento delle sue condizioni. Solo due anni dopo l’operazione all’ernia Fadhel è riuscito ad ottenere delle sedute fisioterapiche, che però, ad oggi, si sono sostanziate ad una singola seduta.
Secondo quanto dichiarato ai propri familiari, a seguito di questi maltrattamenti, Fadhel il 22 marzo 2022, per protestare contro gli abusi e la negligenza ,ha intrapreso uno sciopero della fame e dei contatti sociali. È presumibile che lo sciopero sia ancora in corso in quanto l’ultima visita è stata ricevuta il 24 febbraio 2022 e la famiglia non riceve sue chiamate dallo scorso marzo.
L’arresto arbitrario, la sparizione forzata, la tortura così come il processo davanti al tribunale militare sono chiare violazioni della Convenzione contro la tortura e altre forme di trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti (CAT) e del Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR), di cui il Bahrein è parte. Le azioni del governo inoltre violano esplicitamente le raccomandazioni che il Bahrein ha accettato nell’ambito del processo di Revisione Periodica Universale (UPR) delle Nazioni Unite, che chiedeva alle autorità di garantire che i civili non fossero mai più processati di fronte tribunali militari. Inoltre, il rifiuto delle autorità di sottoporre Fadhel a cure mediche appropriate costituisce una violazione delle Regole di Mandela.
Americans for Democracy & Human Rights in Bahrain (ADHRB) esorta il governo del Bahrein ad abrogare l’emendamento costituzionale che consente di processare i civili davanti al tribunale militare e a indire un nuovo processo per Fadhel davanti a un tribunale civile, rispettando gli standard internazionali di un giusto processo. Inoltre, l’ADHRB chiede un’indagine indipendente sulle accuse di tortura e sparizione forzata di Fadhel, affinché i responsabili siano chiamati a risponderne. Infine, l’ADHRB chiede che le autorità soddisfino le richieste di Fadhel di ricevere cure mediche adeguate per porre fine al suo sciopero.