Attraverso la documentazione di vari casi di individui bahreiniti attualmente detenuti nel Dry Dock Detention Center, Americans for Democracy & Human Rights in Bahrain (ADHRB) ha identificato una serie di pratiche sistematiche perpetrate dalle autorità governative, che violano la legge internazionale e gli standard dei diritti umani. ADHRB denuncia la preoccupante espansione della campagna di arresti e violazioni dei diritti umani che si verificano quasi quotidianamente da parte delle autorità bahreinite.
Arresto
Gli individui sono comunemente arrestati senza un mandato, o senza una ragione esplicita. Tale autorità è detenuta dalla polizia antisommossa, dagli agenti in uniforme, dalle forze speciali di sicurezza, e dagli agenti in borghese. Gli arresti sono spesso caratterizzati da irruzioni in casa arbitrarie, come nel caso di Faris Husain Salman, uno studente bahreinita di 18 anni che è stato picchiato nella sua camera mentre gli agenti distruggevano il resto della sua abitazione.
Tra le pratiche usuali, le autorità non informano la famiglia del trasferimento, costringendo così i famigliari in frenetiche ricerche dei loro cari. Durante il trasferimento, gli individui sono estremamente vulnerabili, poiché è proprio in questo momento che vengono insultati, picchiati o bendati in modo che non vengano a conoscenza della loro destinazione. Nel luogo dell’interrogatorio, viene poi proibito loro di contattare le famiglie, o, se permesso, la chiamata può durare solo pochi istanti. Il contatto è poi tipicamente proibito fino al loro trasferimento in detenzione preventiva. Molti sono gli esempi di tali violazioni, come evidenziato dai continui Profili di Persecuzione di ADHRB.
Interrogatorio
Durante gli interrogatori, gli individui vengono privati della presenza di un avvocato ledendo così il loro diritto fondamentale all’assistenza legale. Le autorità sono solite utilizzare diversi metodi di tortura fisica e psicologica per costringere le vittime a confessare le accuse contro di loro, a prescindere dall’effettiva colpevolezza o innocenza dell’individuo. Sayed Ahmed Hadi Hasan è stato recentemente condannato a 10 anni di prigione dopo essere stato sottoposto a elettroshock e percosso con manganelli. Mohamed Abduljabbar Sarhan è stato duramente picchiato, denudato, aggredito sessualmente e ha subito la cauterizzazione di aree sensibili. Al momento del loro arresto, rispettivamente nel 2020 e 2021, i due ragazzi avevano solo 20 anni ed erano entrambi studenti. La tortura psicologica includeva urla, minacce nei confronti dei propri famigliari ed insulti a figure e pratiche religiose a loro care.
Una volta giunte presso l’Ufficio del Pubblico Ministero (PPO), le vittime vengono nuovamente aggredite verbalmente o minacciate di essere riportate al centro interrogatorio dove subirebbero altre torture qualora non firmassero le confessioni prestabilite. Abduljabbar Isa Mohamed è stato verbalmente aggredito nel momento in cui ha cercato di negare le accuse del PPO. Inoltre, le autorità hanno minacciato di arrestare anche suo fratello.
Detenzione al Dry Dock
Una volta confessato sotto costrizione, le vittime vengono trasferite al Dry Dock Detention Center in attesa di processo. Nonostante la detenzione preventiva sia considerata un mezzo di ultima istanza nei procedimenti penali, i detenuti in Bahrein vengono invece trattenuti per mesi, anche più di un anno, senza che sia stata emessa una sentenza a loro carico, come nel caso di Sayed Ahmed AlAlawi. Spesso i detenuti non sono nemmeno completamente a conoscenza delle accuse mosse contro di loro, e durante questo periodo, le autorità negano la comunicazione tra i detenuti e i loro avvocati così come la possibilità di prepararsi adeguatamente al processo.
Le violazioni e i maltrattamenti subiti dagli individui per mano delle autorità bahreinite continuano una volta trasferiti al Dry Dock Detention Center. Molti detenuti ed ex prigionieri hanno riferito ad ADHRB vari problemi di sovraffollamento, negligenza medica e mancanza di igiene. Nonostante le celle siano adibite ad un massimo di 12 persone, a volte arrivano a contenerne fino a 22. L’unico servizio igienico per cella, che tutti i compagni condividono, non ha una ventilazione adeguata, e alcuni sono infestati da insetti e roditori. Durante l’epidemia di COVID-19, questo sovraffollamento ha portato alla rapida diffusione del virus nelle celle, poiché i detenuti non erano in grado di mantenere la distanza sociale ne avevano accesso ai prodotti sanitari. I detenuti non possedevano le protezioni necessarie ad evitare il contagio, ricevendo una sola mascherina a settimana. Inoltre, un’ulteriore conseguenza del sovraffollamento, è la mancanza di letti per tutti i detenuti, e quelli a disposizione sono spesso consumati o rotti. I nuovi detenuti non ricevono lenzuola, cuscini o coperte e sono lasciati ad usare biancheria sporca. Questo porta spesso alla diffusione di malattie della pelle e della scabbia tra i prigionieri, che l’amministrazione cerca di gestire isolando gli infetti anziché fornendo cure mediche appropriate e migliorando le condizioni sanitarie. Per esempio, Hasan Hameed Meshaimea, arrestato nell’ottobre 2020, è stato messo in isolamento per una settimana in due diverse occasioni dopo aver contratto la scabbia durante il suo anno di detenzione nel Dry Dock Detention Center.
Un altro problema è l’aggregamento di detenuti appartenenti a diverse nazionalità ed accusati di diversi crimini. Infatti, coloro che hanno commesso reati politici non vengono separati dai detenuti accusati di gravi crimini penali, creando un ambiente poco sicuro per i prigionieri politici.
Ai detenuti affetti da patologie non vengono quasi mai permesse le visite mediche programmate, nonostante le richieste delle loro famiglie e le promesse dell’amministrazione. Inoltre, l’autorità del Centro ha rifiutato di fornire ai detenuti, in particolare Mohamed Sarhan e Abduljabbar Mohamed, i loro farmaci, con la scusa che non fossero disponibili o che fossero troppo costosi. Per di più, l’amministrazione ha anche impedito che tali cure fossero fornite dalle loro famiglie. L’unico modo per assicurarsi prodotti sanitari è acquistandoli alla mensa con il denaro fornito dalle famiglie. Purtroppo, diversi problemi ostacolano il loro accesso a tali prodotti: talvolta l’amministrazione rifiuta il denaro delle famiglie, fornisce i prodotti sanitari ai detenuti solo dopo un lungo ritardo, impedisce loro di andare alla mensa, o non rende disponibili i prodotti sanitari per la vendita.
Per quanto riguarda le libertà religiose, i detenuti non hanno la possibilità né di pregare né di partecipare a riti religiosi per diversi motivi. Poiché le celle non contengono finestre, i detenuti non hanno alcuna indicazione dell’orario di preghiera dalla luce del sole, né ricevono una risposta dalle autorità carcerarie quando chiedono informazioni sull’orario. Inoltre, non vengono forniti ai detenuti i tappetini per la preghiera (sajjāda) e l’unico Corano logoro è condiviso tra le dieci celle dell’edificio. In aggiunta, l’amministrazione ha proibito i riti collettivi, minacciando punizioni di massa.
Infine, sono stati riportati casi di agenti che hanno molestato e aggredito i detenuti. Hasan Meshaimea ha riferito che le guardie entravano nella cella a mezzanotte per perquisire violentemente la cella, disturbando i detenuti. Faris Salman ha addirittura denunciato di essere stato picchiato e rasato contro la sua volontà.
Conclusioni
La detenzione arbitraria di individui da parte del Bahrein, gli arresti senza mandato e la tortura durante gli interrogatori costituiscono una violazione del Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR) e della Convenzione contro la tortura (CAT), di cui il Bahrein è parte. Le condizioni e le pratiche messe in atto dall’amministrazione del Dry Dock Detention Center violano i diritti e le libertà fondamentali come il diritto alla salute fisica e mentale, il diritto alla libertà di religione, il diritto alla protezione dalla tortura, così come gli standard di trattamento dei prigionieri. L’insufficienza di letti e la mancanza di biancheria pulita, di servizi medici e di libri religiosi sono tutte violazioni delle Regole minime standard per il trattamento dei prigionieri, note anche come Regole Mandela. Inoltre, il maltrattamento delle vittime e la negazione dell’accesso ai loro avvocati violano i principi per la protezione di tutte le persone sotto qualsiasi forma di detenzione o imprigionamento. ADHRB condanna il fatto che il Bahrein prenda di mira i suoi cittadini e violi i loro diritti durante l’arresto e la detenzione. Questi abusi costituiscono non solo una violazione delle leggi internazionali sui diritti umani, ma anche del diritto di un individuo a un giusto processo.
Husain Abdulla, Direttore Esecutivo di ADHRB, ha commentato: “Il Bahrein ha mostrato un palese disinteresse nei confronti delle norme del diritto internazionale, con conseguente violazione dei diritti dei bahreiniti dal momento in cui vengono arrestati fino alla loro incarcerazione. Le diffuse campagne di arresto e la durata incoerente della detenzione preventiva hanno un impatto negativo sulla vita di molti, anche di coloro che alla fine vengono rilasciati. Il Bahrein deve rispettare i suoi obblighi in materia di diritti umani trattando la detenzione preventiva solo come un mezzo di ultima istanza”.