- Ali Mushaima ha intrapreso a dicembre uno sciopero della fame davanti all’ambasciata del Bahrain a Londra per protestare contro i maltrattamenti subiti dal padre 73enne Hassan Mushaima e dal 60enne Abduljalil Al-Singace – entrambi stanno scontando l’ergastolo nella prigione di Jau per la loro opposizione politica e la difesa della democrazia.
- Il 9 luglio 2021, il dottor Al-Singace ha intrapreso uno sciopero della fame per protestare contro il trattamento degradante subito da parte delle autorità carcerarie, il quale continua ad aggravare le sue croniche condizioni di salute.
- Come molti dei detenuti nella prigione di Jau, Hassan Mushaima è stato sottoposto a maltrattamenti e pratiche degradanti, intesi a umiliare i prigioneri e a infliggergli dolore fisico.
12 gennaio 2022 – Ali Mushaima aveva intrapreso a dicembre uno sciopero della fame di 23 giorni davanti all’ambasciata del Bahrein a Londra per protestare contro i maltrattamenti dei prigionieri politici da parte delle autorità bahreinite. Ali, attualmente residente a Londra, è un attivista politico che lotta per un cambiamento democratico in Bahrain. Egli chiede il rilascio del padre, il 73enne Hassan Mushaima, e del 60enne dott. Abduljalil Al-Singace, entrambi condannati all’ergastolo nella prigione di Jau a causa della loro opposizione politica e della loro difesa della democrazia. Oggi vi invitiamo ad aiutare la loro causa e ad unirvi alla lotta per la liberazione degli attivisti pro-democrazia in Bahrain.
Nel 2011, il dottor Al-Singace è stato arrestato, processato e condannato all’ergastolo con l’accusa di complotto al fine di rovesciare il governo. Nella realtà dei fatti il dottor Al-Singace è stato imprigionato solamente per aver esercitato la propria libertà di espressione e associazione, ma soprattutto, il suo giusto processo e i diritti umani sono stati sistematicamente violati durante la sua detenzione e il suo processo. Dal 9 luglio 2021, l’attivista bahreinita è in sciopero della fame per protestare contro il trattamento degradante subito, il quale sta ulteriormente deteriorando le sue gravi condizioni di salute. Nel marzo 2021, il Parlamento europeo si è unito ad an gruppo di importanti organizzazioni per i diritti umani (tra cui Reporters without borders, English PEN e Amnesty International) nel loro appello per il rilascio immediato e incondizionato del dottor Al-Singace.
Hassan Mushaima è un leader bahreinita dell’opposizione politica altrettanto rilevante. È stato l’ex vicepresidente del più grande gruppo di opposizione del Bahrein, la Società islamica di Al-Wefaq, e il segretario generale del movimento Al-Haq. Arrestato nel 2011 per la sua partecipazione alla rivolta pro-democratica del Bahrain, Mushaima ha trascorso in carcere oltre un decennio con l’accusa fittizia di complottismo volto al rovesciamento del regime.
Come molti altri detenuti nella prigione di Jau, Mushaima è stato sottoposto a trattamenti degradanti e torture, intese a umiliare i prigionieri e ad infliggergli atroci dolori fisici e psicologici. È dal 2011 che la Commissione d’inchiesta indipendente del Bahrain continua incessantemente a denunciare casi di trattamenti degradanti perpetrati dalle autorità carcerarie a discapito dei detenuti. Tra tali aberranti pratiche vi sono abusi sessuali inflitti ai prigionieri o ai loro familiari, torture fisiche e psicologiche per estorcere confessioni. Inoltre, ADHRB ha registrato nel corso dell’ultimo decennio un preoccupante aumento degli abusi sistemici nei confronti dei prigionieri politici. Le autorità carcerarie hanno perpetrato numerose misure punitive contro i prigionieri politici: li incatenano ogni volta che sono fatti uscire dalle celle e non gli consentono ad accedere a servizi igienici di base, nemmeno al gabinetto. I detenuti che hanno osato protestare contro le infime condizioni in cui sono costretti a vivere hanno dovuto rinunciare al proprio diritto alla salute, essendogli impedito l’accesso alle visite mediche.
La negligenza medica è una condizione in cui sono obbligati a vivere tantissimi prigionieri delle carceri Bahreinite. Mushaima, purtroppo, costituisce soltanto un caso dei tanti. Diagnosticato nel 2010 di linfoma follicolare al quarto stadio, l’oppositore politico bahreinita fu curato a Londra poco prima del suo arresto. Le condizioni di salute di Mushaima richiederebbero una tomografia a emissione di positroni ogni sei mesi, una terapia che, tuttavia, le autorità del Bahrein gli impediscono. Inoltre, il detenuto è affetto da diabete e pressione alta e, anche in questo caso, è impossibilitato dai carcerieri di assumere medicinali. Di conseguenza, le condizioni di salute di Mushaima sono gravemente peggiorate in detenzione. Ciò ha portato il figlio Ali Mushaima a riprendere le proteste contro il governo del Bahrein.
La deplorevole situazione dei diritti umani del Bahrein è stata più volte oggetto di sollecitazione a livello internazionale. Nel marzo 2021, una dozzina di parlamentari britannici ha esortato il Regno Unito a esercitare pressione sul Bahrain affinché liberasse i prigionieri politici e cessasse le violazioni dei diritti umani. Nell’ottobre 2021, un parlamentare britannico si è presentato davanti l’ambasciata del Regno di Bahrein a Londra per tenere una conferenza stampa e dimostrare il suo sostegno agli attivisti bahreiniti.
Nonostante tale dichiarazione, non vi è alcun dato che attesti un’azione concreta da parte delle autorità del Regno Bahreinita.
L’Unione Europea ha pubblicamente espresso preoccupazione in merito alle violazioni dei diritti umani in Bahrein e i suoi stati membri stanno iniziando a intraprendere iniziative simili a quella inglese. Nell’agosto 2021 i parlamentari spagnoli hanno chiesto al governo un intervento concreto in luce delle violazioni commesse dal Bahrein, e poco tempo dopo, i parlamentari francesi hanno seguito l’esempio. A dicembre anche il Ministero degli Esteri Italiano ha espresso gravi preoccupazioni sull’argomento. Sull’altra sponda dell’Atlantico, un gruppo bipartisan di senatori statunitensi ha sollevato la stessa questione a settembre, chiedendo al Segretario di Stato americano di esercitare pressioni sul Regno di Bahrein.
Ali Mushaima continua la sua lotta per liberare i prigionieri politici bahreiniti e per promuovere i valori democratici nel suo paese. Invitiamo i lettori a sostenere la sua causa, unirsi al suo movimento e a sensibilizzare un pubblico più ampio con tutti i mezzi possibili.