Lettera aperta al Presidente Biden: il Vertice per la Democrazia

6 dicembre 2021

Presidente Joseph R. Biden

Casa Bianca

1600 Pennsylvania Avenue, NW

Washington, DC 20500

Egregio Onorevole Presidente Biden,

La presente in occasione del Vertice per la Democrazia e per proporre una strategia innovativa non solo agli Stati Uniti ma anche a tutti gli altri paesi garanti e portavoce degli altissimi valori della democrazia e dei diritti umani. Riconosco e sono profondamente grato al Suo impegno e alla Sua dedizione nel rendere prioritari la democrazia e i diritti umani nell’ambito delle relazioni internazionali statunitensi. Oggi come mai prima d’ora è il momento migliore per affrontare a testa alta la questione critica dei diritti umani.

Regimi autoritari, corruzione e gravi violazioni sono in crescita divampante in tutto il mondo, inasprendosi nei contesti più problematici e acquisendo terreno in paesi in passato democratici. In questa lettera esorto a un’azione audace, collaborativa, ferma e decisa da parte degli Stati Uniti e dei suoi alleati volta a fermare e a invertire tale allarmante tendenza antidemocratica, affinché sia promosso un mondo in cui la libertà e i diritti fondamentali siano una realtà tangibile per tutti e non soltanto flebili ricordi. Con la presente vorrei riportare la mia esperienza di Direttore Esecutivo di Americans for Democracy & Human Rights in Bahrain innanzitutto congratulandomi con Lei per non aver convocato il Regno di Bahrain al Vertice per la Democrazia. Quest’ultimo ha infatti violato reiteratamente, gravemente e impunemente i diritti dei suoi cittadini aggirando istituzioni nazionali e internazionali fondate con lo scopo di porre rimedio ai suoi riprovevoli precedenti sui diritti umani e abusi antidemocratici. Il Regno di Bahrain è stato giustamente posto come oggetto fondamentale ma non partecipe di un forum dedicato alla promozione della democrazia e dei diritti umani. Reputo il Regno di Bahrain un caso di studio assai utile ed esemplificativo per quanto riguarda i malfunzionamenti di uno stato non democratico e ritengo che proprio questo paese debba essere adottato come banco di prova per un nuovo approccio globale di promozione della democrazia e dei diritti umani.  Da oltre dieci anni il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti descrive negli stessi termini crudi le flagranti violazioni dei diritti umani commesse dal governo bahreinita. Il rapporto del 2020 emesso dal Dipartimento di Stato riguardante le pratiche sui diritti umani afferma: 

“Le questioni più problematiche e di rilievo concernenti i diritti umani consistono in: tortura o casi di trattamento crudele, disumano, degradante o punizione; insostenibili condizioni carcerarie, tra cui l’impossibilità di accesso alle cure mediche; detenzione arbitraria; detenione di prigionieri politici; interferenza arbitraria o illegale con la vita privata; restrizioni su libertà di espressione, stampa e Internet, quali censura, blocco di siti, diffamazione criminale e arresti derivanti da attività sui social media; interferenza con i diritti di riunione pacifica e libertà di associazione; leggi eccessivamente restrittive sulle organizzazioni non governative; restrizioni alla libera circolazione, compresa la revoca della cittadinanza; fondamentali limitazioni alla partecipazione politica e alla libertà di associazione dei lavoratori.

Numerose organizzazioni non governative per i diritti umani hanno tenacemente denunciato e continuano a segnalare le gravi, impunite e continue violazioni dei diritti umani commesse dal governo bahreinita.

Steven Bondy, nominato ambasciatore in Bahrain, in occasione della sua udienza di conferma al Senato del 5 ottobre 2021, ha risposto a una questione posta dal senatore Tim Kaine sui diritti umani in Bahrain facendo una dichiarazione che confuta prove evidenti e indiscutibili: “Se dovessimo fare un confronto con dieci anni fa, quando ebbero luogo conflitti interni in [Bahrain], possiamo affermare che vi siano state da allora una serie di tendenze estremamente positive”.

È inammissibile che il candidato alla somma carica diplomatica degli Stati Uniti in Bahrain neghi la realtà dei fatti dichiarando pubblicamente che ogni indice sui diritti umani nel Regno di Bahrain sia “estremamente positivo”. Sono proprio tali dichiarazioni, come quella proferita dal Sig. Bondy, che legittimano il regime antidemocratico del Regno di Bahrein e le continue violazioni dei diritti umani nei confronti di civili pacifici. Questo tipo di approccio ambivalente nei confronti dei diritti e delle libertà fondamentali adottato dal Sig. Bondy deve essere messo da parte a favore di un’unica strategia statunitense coerente ed efficace.

Nonostante le prove incontestabili che il Bahrein continui ad essere uno dei maggiori violatori di diritti umani e degli standard democratici, gli Stati Uniti non hanno esercitato potenziali pressioni per influenzare il cambiamento.  Gli USA continuano a vendere le armi bahreinite, il Bahrein gode di un accordo di libero scambio con gli Stati Uniti e nessun funzionario bahreinita è stato sanzionato ai sensi del Global Magnitsky Act. Perché? Perché questi ultimi hanno creato uno scenario che lo ha reso dipendente dal Bahrain come base per la quinta flotta statunitense e altri mezzi militari.

La soluzione che propongo è che riduciate in modo proattivo e cosciente la dipendenza degli Stati Uniti dal Bahrein rimuovendo gli elementi nelle relazioni che portano gli Stati Uniti a compromettere i nostri principi e a chiudere un occhio su chiare ed evidenti violazioni dei diritti umani, azioni antidemocratiche e la palese corruzione. Come avete affermato, “La democrazia non avviene per caso. Dobbiamo difenderla, combatterla, rafforzarla, rinnovarla.” Questo non è da nessuna parte più vero che in Bahrain.  Ora è il momento di difendere, combattere, rafforzare e rinnovare la democrazia e i diritti umani del Bahrein.

I materiali che descrivono il Vertice per la Democrazia indicano che i leader nazionali partecipanti sono tenuti ad annunciare azioni e impegni specifici per riforme interne significative e iniziative internazionali che promuovano gli obiettivi del Vertice. Come ospite, siate audaci con i vostri impegni. Le chiedo di cambiare la direzione dell’attuale politica degli Stati Uniti e di annunciare un nuovo e preminente impegno del paese a promuovere la democrazia, porre fine alle violazioni dei diritti umani, ritenendo responsabili i loro autori, facendo luce sulla corruzione e perseguendo i colpevoli, adottando inoltre una nuova politica volta a dissociare i nostri interessi nazionali dai capricci e dalle fortune di coloro che abusano cronicamente dei diritti umani.

Sig. Presidente, sulla base della dimostrata mancanza di impegno per i diritti umani e i principi democratici, La esorto ad annunciare un piano quinquennale per separare gli Stati Uniti dalle loro relazioni con il Bahrein, a partire da subito.  Il piano dovrebbe includere la rimozione di tutte le forze di sicurezza statunitensi dal Bahrein, la sospensione di tutte le vendite di armi al Bahrein, la sospensione dell’accordo di libero scambio USA-Bahrain, e iniziare indagini rigorose sull’applicazione del Global Magnitsky Act focalizzate sui funzionari del Bahrein a tutti i livelli di governo.  Queste azioni sono del tutto appropriate e addirittura tardive, visti gli insensibili e famigerati abusi perpetrati dal governo del Bahrein, e la dittatura autoritaria, contro il suo stesso popolo.

Il piano di distensione dovrebbe essere interrotto solo se il Bahrein soddisfacesse completamente ciascuno di una serie di parametri di riferimento in materia di diritti umani e democrazia, che includerebbero, come minimo: rilasciare tutti i prigionieri politici e non arrestare più persone per attività politiche pacifiche, consentire l’esistenza dell’opposizione politica in Bahrein, avviare un dialogo con l’opposizione politica, consentire ai media di operare liberamente in Bahrein, ritenere responsabili gli autori di torture e altre violazioni dei diritti umani, a prescindere dall’importanza del governo del Bahrein, abrogare le leggi che perpetuano lo stato di polizia repressivo in Bahrein, e consentire alle Nazioni Unite e ad altri osservatori neutrali libero accesso al paese.

Per essere chiari, il risultato ottimale di questa politica in relazione al Bahrein non sarebbe il disimpegno degli Stati Uniti dal Bahrein, ma piuttosto un passaggio alla democrazia e ai diritti umani da parte del governo del Bahrein che si traduce in relazioni rafforzate tra i due paesi e una maggiore sicurezza sia per gli Stati Uniti che per il Bahrein.  Tuttavia, gli Stati Uniti devono essere autentici e risoluti nel loro impegno a far rispettare pienamente la politica di distacco se il governo del Bahrein non soddisfa pienamente tutti i parametri di riferimento stabiliti per i diritti umani e la democrazia. Credo che questo approccio potrebbe essere un modello per le relazioni degli Stati Uniti con numerosi altri paesi.

Le chiedo di impegnarsi al Vertice per la democrazia in un percorso di leadership chiara e ferma nella promozione dei diritti umani e della democrazia, stabilendo conseguenze coerenti per i trasgressori egregi come il Regno del Bahrein.  Applicando coraggiosamente le conseguenze anche quando ci sono interessi trasversali – che siano di sicurezza, di affinità economica, storica o di alleati – gli Stati Uniti possono ristabilirsi come un faro di speranza per le persone oppresse in paesi come il Bahrein.

La ringrazio per l’opportunità di condividere con voi i miei pensieri e attendo con ansia risultati significativi dal Vertice per la democrazia.

Cordialmente,

Husain Abdulla

Direttore Esecutivo

Americans for Democracy & Human Rights in Bahrain