Hasan Asad Jasim Jasim Nesaif, uno studente bahreinita di soli vent’anni, è stato arrestato senza mandato di cattura, nel corso di un’imboscata in seguito ad raid a casa della sua famiglia. Hasan è stato torturato ed è stato sottoposto a diverse violazioni dei diritti umani, incluso il suo diritto ad un giusto processo. Al momento, si trova nella prigione di Jau.
Il 20 maggio 2015, alcuni ufficiali del Ministero dell’Interno gli hanno teso un’imboscata, mentre altri ufficiali civili che tenevano sotto controllo la casa della sua famiglia si sono occupati di perquisirla. Quando ha cercato di scappare, Hasan è stato inseguito e gli hanno sparato Successivamente, l’area si è riempita di poliziotti antisommossa, che hanno picchiato Hasan e l’hanno arrestato, per poi trasferirlo alla stazione di polizia al-Naim.
Nella stazione di polizia, Hasan è stato maltrattato e torturato per circa un’ora, dopo la quale è stato trasferito al Centro di Detenzione, dove è rimasto per altri due giorni, prima di essere trasferito nell’edificio del pubblico ministero. Successivamente, è stato rimandato al Centro di Detenzione, dove è stato insultato, gli hanno strappato i vestiti, gli hanno provocato bruciature di sigaretta sulla pelle, lo hanno picchiato sulle braccia, le gambe e altre zone sensibili. La sua famiglia non è riuscita a mettersi in contatto con lui fino a cinque giorni dopo il suo arresto. Al quinto giorno del suo arresto, Hasan è stato portato alla prigione di Jau. dove è stato torturato per un giorno intero prima di essere trasferito alla nuova prigione Dry Dock, dato che aveva meno di 21. Ai suoi avvocati non è stato concesso di presenziare durante l’intero periodo, e la casa di Hasan è stata perquisita un’altra volta il giorno dopo il suo arresto.
Hasan è stato ricercato dal 2011, e condannato in contumacia a 13 anni di prigione. Dopo il suo arresto, è stato condannato per diversi casi, con una sentenza totale di 32 anni in prigione. Hasan è stato condannato per molte accuse, tra le quali incendio doloso, assemblea illegale, rivolta, assalto e produzione e possesso di esplosivi. Tutte queste sentenze sono state confermate dalla Corte d’Appello e la Corte di Cassazione.
Dal momento che Hasan era ricercato dalle autorità prima del suo arresto, la sua casa ora verrà perquisita due volte al mese. Durante una di queste perquisizioni nel 2011, nella quale gli è stato sparato, Hasan è caduto dal secondo piano tentando di scappare, fratturandosi la spina dorsale. Gli è stato concesso di rimanere in ospedale solo per due giorni, data la pressioni delle autorità, e non ha potuto seguire il suo trattamento medico. In prigione, la sua condizione è peggiorata, dal momento che egli soffre di un fortissimo dolore alla schiena. Hasan ha chiesto all’amministrazione della prigione di essere visitato da un osteopata, ma le sue richieste sono state ignorate, finché non è stato trasferito, ad un certo punto, in una clinica dove gli hanno fatto una radiografia alla schiena. Il dottore gli ha detto che due delle sue vertebre si erano spostate, e che avrebbe avuto bisogno di un corsetto. Il dottore non gli ha offerto nessun trattamento alla clinica, e Hasan non ha mai avuto la possibilità di essere trasferito in un ospedale e ricevere le cure mediche. La famiglia ha inviato diverse lamentele all’Ombudsman, ma non ha ricevuto alcuna risposta
Il trattamento che Hasan ha subito per colpa delle autorità bahreinite, dal suo arresto alla tortura, e il maltrattamento subito durante l’interrogatorio, fino alla negazione di un giusto processo costituisce una violazione del diritto internazionale, in particolare della Convenzione contro la tortura e del Protocollo internazionale sui diritti civili e politici, entrambi firmati dal Bahrein.
ADHRB chiede alle autorità di lasciar cadere le accuse contro Hasan e di condurre un’indagine sulle dichiarazioni di tortura e trattamento disumano, perché i colpevoli rendano conto dei loro crimini. Inoltre, ADHRB esorta le autorità bahreinite a tenere un altro processo per Hasan, in linea con gli standard internazionali di giusto processo, e a fornirgli un trattamento medico adeguato per la sua condizione.