Il giorno 5 novembre 2018, l’Università La Sapienza ha inaugurato la nuova cattedra “King Hamad Chair for inter-religious dialogue and peaceful co-existence”, intitolata al dialogo e la convivenza pacifica fra le religioni. L’intento della cattedra, riporta un articolo sul sito ufficiale della Sapienza, è quello di “coinvolgere le nuove generazioni in una politica di conoscenza e di relazione fra culture e religioni, come antidoto a estremismi e radicalismi”. Nell’ambito dell’inaugurazione, inoltre, il Bahrain è stato descritto come un Paese multiculturale e multiconfessionale, dove diverse culture e religioni hanno vissuto l’una accanto all’altra da secoli. Il conferimento di questa cattedra ad Al-Khailfa da parte della Sapienza ha portato nuovo lustro alla sua reputazione internazionale, una pratica conosciuta come “whitewasing”.
Questa iniziativa, infatti, non tiene conto del ruolo che il governo bahreinita gioca nell’oppressione della comunità sciita bahreinita, che rappresenta circa il 70% della popolazione: in Bahrein, i diritti degli sciiti sono costantemente minacciati, dal momento che le politiche governative impediscono alla maggior parte dei bambini sciiti di ricevere un’istruzione scolastica consona al loro credo. Le scuole pubbliche, dalle elementari al liceo, offrono curriculum scolastici totalmente basati sui precetti della giurisprudenza sunnita malikita, mentre le pratiche religiose sciite sono costantemente denigrate, e solo una scuola sciita, l’istituto Jaafari, ha il permesso governativo di operare nel Paese. Questa scuola ammette ogni anno circa 1.200 studenti nelle scuole elementari e medie, permettendo l’accesso ad un’istruzione sciita solo ad una piccola parte dei bambini e ragazzi sciiti del Paese. Questa continua persecuzione dei diritti degli sciiti riguarda anche le discriminazioni contro insegnanti sciiti nei processi di assunzione, e l’istituzionalizzazione di ostacoli che le famiglie sciite devono affrontare quando cercano di comprare case popolari. Il governo bahreinita, infatti, distribuisce queste case solo esclusivamente a sunniti stranieri, nonostante i chiari bisogni da parte dello sciita medio in Bahrein.
Fino ad oggi, ci sono diversi esempi di come la cattedra attribuita ad Al-Khalifa da parte della Sapienza abbia permesso al Bahrein di mascherare i suoi abusi: come riporta Bahrein News Agency, un outlet mediatico totalmente asservito al regime, il 5 febbraio 2021, in occasione della Giornata mondiale della fraternità umana, il rappresentante permanente del Regno del Bahrein presso le Nazioni Unite a New York, l’ambasciatore Jamal Faris Al-Ruwaie, ha affermato che il Bahrein ha intrapreso molte iniziative per promuovere una cultura di pace e fratellanza, e che tra queste c’è proprio la cattedra alla Sapienza. Il 14 maggio 2020, giornata che il re Hamad ha dedicato alle preghiere contro la pandemia da COVID-19, questa cattedra è stata associata ad un’idea di tolleranza e solidarietà del Bahrein.
La giustapposizione del nome del re del Bahrein e di concetti come una coesistenza pacifica tra confessioni differenti mostra una completa alienazione dalla realtà, e contribuisce alla mancanza di risposte da parte dell’establishment bahreinita circa le violazioni di diritti umani compiute dallo stesso. L’obiettivo della cattedra, ossia promuovere il dialogo tra diverse confessioni, è certamente nobile, ma non può essere raggiunto opprimendo la comunità sciita in Bahrein, ed è essenziale che un’istituzione pubblica come La Sapienza, che si impegna per promuovere la cultura, l’uguaglianza e la giustizia tra i suoi studenti, prenda le distanze dal regno del Bahrein.