Il Gruppo di Lavoro sulla Detenzione Arbitraria delle Nazioni Unite ha riportato la propria valutazione sui casi di 20 cittadini bahreiniti processati il 15 maggio 2018 dalla quarta Corte Suprema Penale del Regno, in conseguenza di un maxiprocesso che ha coinvolto 138 accusati. Questi sono stati processati per il loro presunto coinvolgimento in una cellula terroristica chiamata “Brigate Zulfiqar” dal governo bahreinita. Il Gruppo di Lavoro ha determinato che la detenzione di questi cittadini non è in conformità con varie norme internazionali riguardanti la detenzione arbitraria. Inoltre, il Gruppo di Lavoro ha chiesto al governo bahreinita di agire immediatamente per risolvere tale situazione. La richiesta include anche il rilascio immediato e incondizionato dei prigionieri che sono ancora detenuti e la necessità di fornirgli cure mediche. Secondo il Gruppo di Lavoro, in tali circostanze, l’abuso sistematico della detenzione e la privazione della libertà possono costituire crimini contro l’umanità. A causa della pandemia di COVID-19, il WGAD sostiene che possa esserci un ulteriore peggioramento delle condizioni di salute di questi detenuti e che il governo del Bahrein dovrebbe rilasciare immediatamente i 18 cittadini per mitigare la minaccia della pandemia.
Infatti Americans for Democracy & Human Rights in Bahrain (ADHRB) riceve quotidianamente delle testimonianze da parte di cittadini bahreiniti che vengono usate come elementi di prova da portare alle Nazioni Unite. ADHRB sostiene la valutazione dell’ONU ed esorta le autorità del Bahrein ad implementare le raccomandazioni senza più tardare.
Il Gruppo di Lavoro sulla Detenzione Arbitraria fa parte degli uffici per le Procedure Speciali del Consiglio dei Diritti Umani della Nazioni Unite. Tra le regolari procedure del Gruppo c’è l’invio di lettere accusatorie ai governi su casi rinomati di detenzione arbitraria. Inoltre, il Gruppo può anche rilasciare delle valutazioni che verifichino se la detenzione di un individuo o di un gruppo sia arbitraria e in aperta violazione del diritto internazionale. Il WGAD valuta i casi sotto cinque categorie di detenzione arbitraria: nel caso in cui è chiaramente impossibile invocarla su una base legale che giustifichi la privazione di libertà (Categoria I); quando la privazione della libertà è il risultato dell’espressione del diritto ad un trattamento eguale di fronte alla legge, della libertà di pensiero, del diritto alla libertà di espressione e opinione e anche del diritto a riunirsi pacificamente in assemblea (Categoria II); quando le violazioni del diritto ad un processo equo sono tanto gravi che la stessa detenzione è da ritenersi arbitraria (Categoria III); in caso di custodia amministrativa prolungata per rifugiati e richiedenti asilo (Categoria IV); e nel caso in cui la detenzione sia discriminatoria sulla base di nascita, nazionalità, origine etnica e sociale, lingua, religione, condizione economica, diversa opinione politica, genere, orientamento sessuale, disabilità o qualsiasi altro status (Categoria V). Il 5 novembre 2018, cinque esperti delle Nazioni Unite avevano pubblicato una lettera di accusa rivolta al governo bahreinita e riguardante il maxi-processo iniquo sulle Brigate Zulfiqar.
Nella valutazione in questione, i venti prigionieri sono i seguenti: Ali Isa Al-Tajer; Hasan Radhi Hasan Abdulla AlBaqali; Ahmed Isa Ahmed Yahya Ali; Ahmed Abdul Hasan Habib Yusuf Husain; Mahmood Saeed Ahmed Isa Abdulla; Ali Husain Ali Abdulla AlShaikh; Sayed Ahmed Ali Mohamed Ali Mohamed; Husain Abdulla Juma Maki Mohamed; Mohamed Abdulelah Abduljalil Ahmed; Jasim Mohamed Abdulla Ebrahim; Ahmed Khalil Ebrahim Ali Ahmed; Salman Ali Salman Mohamed Saleh; Mohamed Jameel Abdulnabi Mansoor AlToblani; Mahdi Ali Hasan Mahdi Khalaf; Taha Sayed Jawad Shubar; Husain Mohsen Salman Maki Ali Al Meftah; Husain Abdulla Salman Khalaf; Abdulelah Sayed Ali Ahmed Ebrahim Ahmed; Ali Ahmed Ali Abbas AlHalal; Isa Jaber Ebrahim Habib Hasan.
Le date dei loro arresti vanno dal marzo 2015 al novembre 2017. Le varie violazioni compiute includono l’arresto senza la presentazione di un mandato, sparizione forzata e tortura. I metodi di tortura più usati sono stati percosse, elettroshock, privazione di cibo e acqua e minacce di abuso sessuale. Due tra gli accusati erano minorenni al momento dell’arresto (Abdulla e AlShaikh). A causa delle torture subite, molti degli accusati hanno confessato o sono stati costretti a firmare delle dichiarazioni di cui ignoravano il contenuto.
Molte udienze sono state condotte in assenza degli imputati, e anche quando questi ultimi erano presenti non è stato concesso loro di parlare per difendersi o presentare delle prove. Il 15 maggio 2018, la quarta Corte Suprema Penale del Bahrein ha condannato 115 tra i 138 accusati. Solo uno di loro era presente in aula durante il processo; gli altri erano semplicemente rappresentati da un legale o addirittura non rappresentati. La Corte ha condannato a tre anni di carcere 115 cittadini e gli ha revocato la cittadinanza.
16 cittadini bahreniti e nello specifico Ali, Husain, Abdulla, AlShaikh, Mohamed, Ahmed, Ebrahim, Ali Ahmed, Saleh, Mahdi Khalaf, Shubar, Al Meftah, Khalaf, Ebrahim Ahmed, AlHalal e Hasan sono stati arrestati senza un mandato e quattro di loro non sono stati nemmeno informati delle motivazioni del loro arresto. La maggior parte di loro sono stati detenuti per mesi senza la presenza di accuse penali. Il WGAD ha riscontrato che tale atteggiamento da parte delle autorità bahrenite rispecchia uno schema ricorrente che prevede l’arresto senza mandato e senza presentare specifiche motivazioni. Spesso la notifica delle accuse non viene fornita e questo fa intuire che l’incapacità di rispettare le procedure di arresto sia un problema sistemico. A questo proposito, il WGAD ha riferito che i 16 cittadini accusati erano stati arrestati senza un mandato e che il governo non ha cercato di indagare su tale accusa.
Nei casi presentati, il Gruppo di Lavoro dell’ONU ha dichiarato che le detenzioni sono da ritenersi arbitrarie qualora le prove siano state ottenute senza che un mandato di perquisizione sia presentato durante i processi in tribunale. Inoltre, alcuni dei cittadini accusati non sono stati portati subito di fronte a un giudice che potesse valutare la legalità della detenzione, soprattutto per i casi di Husain, Adbulla, Al Meftah e Ebrahim Ahmed. Il WGAD ha notato che si è verificato un ritardo particolarmente serio nei casu dei due minori Abdulla e AlShaikh I 14 prigionieri sono stati sottoposti a sparizione forzata per periodi che vanno da pochi giorni a un mese. Il governo ha dichiarato che le accuse di sparizione forzata, metodo utilizzato dalle forze dell’ordine bahrenite, erano infondate. Ad ogni modo, il governo non ha fornito nessuna relazione dettagliata sulla specifica locazione dei cittadini al momento successivo all’arresto, e nessun’altra informazione che potesse suggerire che le rispettive famiglie e i legali fossero a conoscenza della condizione dei prigionieri. I casi di sparizione forzata violano gli articoli 9 e 14 della Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici e la detenzione arbitraria costituisce un aggravante. Il Gruppo di Lavoro ha evidenziato come il governo abbia fallito nello stabilire una base legale per la detenzione di tutti e 19 i cittadini implicati nel processo.
I 17 individui Al-Tajer, AlBaqali, Ali, Husain, Abdulla, AlShaikh, Mohamed, Ebrahim, Ali Ahmed, Saleh, Mahdi Khalaf, Shubar, Al Meftah, Khalaf, Ebrahim Ahmed, AlHalal e Hasan sono stati sottoposti a torture e 14 di loro sono stati costretti a confessare. Quattro cittadini sono stati sottoposti a continui episodi di tortura. Il governo ha risposto alle accuse semplicemente sottolineando che la tortura è proibita dalla legislazione nazionale e che nel Regno sono presenti molte istituzioni che possono investigare sulle accuse mosse. Secondo il WGAD, il governo non ha presentato delle comunicazioni scritte credibili sulle fonti delle accuse e le indagini hanno avuto inizio molto tempo dopo rispetto a quando le torture erano avvenute. A questo proposito, il WGAD considera tali azioni come un estremo abuso di potere da parte del governo bahreinita.
Almeno 14 dei 17 individui accusati, tra cui Al-Tajer, AlBaqali, Husain, Abdulla, AlShaikh, Mohamed, Ebrahim, Ali Ahmed, Saleh, Al Meftah, Khalaf, Ebrahim Ahmed, AlHalal e Hasan sono stati costretti a confessare in conseguenza del ricorso alla tortura. Ad alcuni di loro è stato anche intimato di firmare dei documenti senza conoscerne il contenuto. Inoltre, Mr. AlHalal è stato accusato sulla base di false confessioni. Tutto ciò risulta essere in aperta violazione delle linee guida ONU, tant’è che le confessioni estorte in assenza di un avvocato non sono ammissibili come prove in un processo penale. In aggiunta, la trasformazione di confessioni ottenute con l’uso della forza in vere e proprie prove, rende l’intero processo iniquo – a prescindere di quali altre prove possano esserci per supportare il verdetto. L’onere della prova ricade sul governo per dimostrare che le accuse sia state deliberate in autonomia. Ma questo non è il caso. Il Gruppo di Lavoro rileva inoltre che le accuse implicano che un insieme di agenzie che attraversa tutto il sistema giudiziario del Bahrein sia attivamente coinvolto in episodi di tortura e maltrattamenti contro gli individui sotto la sua custodia. Il WGAD sostiene anche che le corti abbiano fatto affidamento su confessioni ottenute con la forza in diversi casi, il che solleva dubbi significativi sulla loro indipendenza ed imparzialità.
Infine, secondo il Gruppo di Lavoro, i cittadini sono stati condannati in un maxi-processo dall’Alta Corte Penale, rendendo incompatibili gli interessi della giustizia e non rispettando gli standard internazionali per un giusto processo. A 17 tra gli accusati, non è stato concesso di avere un rappresentante legale né il tempo adeguato per preparare la difesa. Inoltre non gli è stato permesso di comunicare con un consulente di loro scelta. Molti dei diritti dei due minori, Abdulla e Alshaikh, sotto la Convenzione per i diritti dell’Infanzia, sono stati violati dal governo bahrenita. Tra questi: il diritto ad un veloce accesso all’assistenza legale, ulteriore assistenza nella preparazione della loro difesa e la certezza di una giusta udienza in presenza di un avvocato.
Le autorità hanno limitato la libertà di 12 cittadini, tra cui Al-Tajer, AlBaqali, Ali, Husain, Abdulla, AlShaikh, Mohamed, Al Meftah, Khalaf, Ebrahim Ahmed, AlHalal e Hasan, di mettersi in contatto con le rispettive famiglie dopo l’arresto e durante il periodo iniziale di detenzione. Molte udienze sono state svolte in assenza dell’imputato, tanto che ci sono state restrizioni alla presenza per almeno quattro accusati. Solo uno tra questi era presente in aula quando la Corte ha emesso la sentenza, mentre gli altri sono stati rappresentati solo da un legale oppure non rappresentati affatto. Il Gruppo di Lavoro ha preso nota delle accuse sulla violazione del diritto individuale ad un giusto processo. Tale violazione include l’impossibilità di parlare in propria difesa o di presentare delle prove (nel caso di Abdulla), il rifiuto delle accuse di tortura (nel caso di Husain), l’uso di prove già preparate durante il processo ( Ali Ahmed e Shubar), ed infine il diniego di concedere visite ai famigliari come segno di ritorsione (nel caso di Abdulla). Tutte queste azioni hanno contribuito a creare un processo iniquo.
Alcuni ritengono che molti cittadini siano stati incarcerati perché Sciiti. Ali, Husain, Abdulla, Mohamed, Saleh e AlHalal dichiarano di essere stati sottoposti a maltrattamenti ancora più duri proprio per questo motivo. Ad ogni modo, il WGAD insiste nell’affermare che la religione non è stato il motivo scatenante per la detenzione.
Come già anticipato, il Gruppo di Lavoro esorta il governo bahreinita a rilasciare immediatamente e incondizionatamente i prigionieri che sono ancora detenuti e ad assicurarsi che ricevano le opportune cure mediche. In tali circostanze l’uso ampio e sistematico della detenzione e di altri metodi che privano della libertà rappresentano una violazione delle norme di diritto internazionale e possono costituire crimini contro l’umanità. Americans for Democracy & Human Rights in Bahrain (ADHRB) sostiene la valutazione del Gruppo di Lavoro ed incita il governo del Bahrein a rispettare le raccomandazioni fornite.
Il Gruppo di Lavoro accetterebbe di buon grado di lavorare in modo costruttivo con il governo bahreinita durante una visita nel Regno. Secondo il WGAD, la privazione della libertà di 19 individui è in aperta violazione degli articoli 6, 8, 9, 10 e 11 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e degli articoli 2(3), 9, 14 e 16 della Convenzione Internazionale dei Diritti Civili e Politici. Il Gruppo di Lavoro richiede al governo del Bahrein di intervenire per migliorare la condizione di questi detenuti, rilasciando i 18 che si trovano ancora in carcere. Inoltre, il governo bahreinita deve garantire a tutti e 19 i cittadini il diritto ad un compenso per gli abusi subiti, come ad esempio il ripristino dei loro documenti d’identità come prova per ristabilire la cittadinanza e l’annullamento delle accuse mosse, in linea con il diritto internazionale. Il Gruppo di Lavoro sollecita il governo bahreinita anche ad assicurare che l’indagine sulle accuse di detenzione arbitraria venga svolta in modo completo e indipendente, con il fine di punire i responsabili.
ADHRB supporta totalmente le raccomandazioni del WGAD e fa da cassa di risonanza per le sollecitazioni che quest’ultimo ha fatto al fine di rilasciare i 18 cittadini tuttora detenuti. Accogliamo i commenti del Gruppo di Lavoro sul diritto di sfidare di fronte ad una corte la legalità della detenzione, sul diritto ad un equo processo e alla libertà di opinione e di espressione. Esortiamo il governo bahreinita ad accettare le richieste del Gruppo di Lavoro per una visita nel Paese, richieste che non hanno ricevuto alcuna risposta dal gennaio 2017.