Salman era un giocatore di pallavolo di 24 anni quando è stato arrestato il 4 settembre 2014. Senza presentare alcun mandato di arresto, le autorità lo avevano picchiato e poi arrestato. Sono seguiti un interrogatorio e un processo durante il quale si sono verificate violazioni dei diritti umani. Salman è attualmente nel carcere di Jau e sta scontando una pena di 19 anni e sei mesi.
Il 4 settembre 2014, la polizia antisommossa e gli agenti civili hanno fatto irruzione in una casa nel quartiere di Wadi al-Salam, nella regione di al-Makshaa, dove Salman e altri stavano consumando il loro pasto prima dell’alba, dato che era Ramadan. Gli agenti hanno distrutto i mobili, picchiato gli individui presenti e li hanno arrestati. Salman era ricercato a causa delle imputazioni contro di lui. Infatti, la casa della sua famiglia è stata perquisita più volte. Quando la famiglia chiedeva di vedere il mandato che autorizza queste irruzioni, le autorità si rifiutarono di esibirne uno.
Salman è stato sottoposto ad una sparizione forzata durata otto giorni. La sua famiglia aveva scoperto del suo arresto solo attraverso un post su Instagram.
Durante la sua scomparsa forzata, Salman venne trasferito ogni giorno tra la Direzione delle Indagini Penali (CID) e la stazione di polizia di Riffa. Venne portato al CID per l’interrogatorio all’alba per la preghiera e lì rimase fino alle 22, quando venne riportato alla stazione di polizia di Riffa per la notte. L’interrogatorio durò 7 giorni.
Al CID, Salman fu sottoposto a torture fisiche e psicologiche. È stato picchiato, messo in una stanza estremamente fredda, privato del sonno e costretto a spogliarsi. Ha identificato uno dei suoi torturatori come il tenente Ali Khamis. Salman è stato anche minacciato dal Pubblico Ministero presso la Procura della Repubblica, dove è stato presentato l’8 settembre, quattro giorni dopo il suo arresto. Gli agenti lo hanno torturato per costringerlo a confessare. Salman confessò le accuse mosse contro di lui, ma poi le ha negate in tribunale.
Durante l’interrogatorio, a Salman non è stato permesso di chiamare il suo avvocato. Non gli sono stati concessi nè tempo nè strutture adeguate per preparare la sua difesa per il processo e non è stato presentato prontamente davanti a un giudice. Alla fine, è stato in grado di contattare la sua famiglia solo due settimane dopo il suo arresto.
Il 12 settembre 2014, Salman è stato trasferito nel carcere di Jau, dove rimane tuttora.
Il 30 Settembre 2014, Salman è stato condannato a 3 anni di carcere con l’accusa di aver tentato di investire un agente e di aver urtato con la macchina una jeep della polizia. Il 22 Febbraio 2015 è stato condannato a 15 anni di carcere con l’accusa di aver bombardato un’auto nella regione di Al-Adliya; questo è avvenuto all’incirca nel periodo in cui il Bahrain ha ospitato il terzo round della Formula 1. Salman è stato anche condannato ad un anno e mezzo di prigione con l’accusa di assembramento illegale e di aver aggredito una pattuglia, per un totale di 19 anni e sei mesi di condanna.
La famiglia di Salman ha presentato una denuncia all’Ombudsman per il cibo che gli viene dato. Salman infatti soffre di un’eruzione cutanea e il cibo che gli viene fornito non è adatto a lui. Tuttavia, non è stata presa alcuna misura per soddisfare le condizioni di salute di Salman.
Nel carcere di Jau, Salman è stato discriminato sulla base della sua setta di appartenenza; gli è stato proibito di praticare liberamente i rituali religiosi. Inoltre, nel 2015 è stato torturato fisicamente e psicologicamente.
L’arresto ingiustificato di Salman, il rifiuto all’accesso all’assistenza legale e la confessione forzata costituiscono una violazione dei suoi diritti processuali e del diritto a un processo equo sanciti dagli articoli 9 e 14 della Convenzione Internazionale per i Diritti Civili e Politici (ICCPR), di cui il Bahrein è firmatario. Inoltre, la tortura fisica e psicologica subita da Salman per produrre una confessione forzata è in flagrante violazione della Convenzione contro la tortura (CAT).
Americans for Democracy & Human Rights in Bahrain (ADHRB) chiede al governo del Bahrain di condurre un nuovo processo secondo gli standard internazionali di un processo equo. Infine, l’ADHRB chiede al governo di indagare sulle accuse di tortura di Salman e di ritenere i colpevoli responsabili affinché i maltrattamenti dei prigionieri non persistano impuniti.