12 maggio 2020 – Secondo quanto riportato dal Bahrain Institute for Rights and Democracy (BIRD) e da Americans for Democracy and Human Rights in Bahrain (ADHRB), questo sabato il governo bahreinita ha ordinato l’annullamento del seminario online contro la normalizzazione dei rapporti diplomatici tra i Paesi del Golfo e Israele. Lo trasmissione online è stata sospesa poco dopo essere iniziata, al seguito di una chiamata che gli organizzatori dell’evento hanno ricevuto dal Ministro bahrenita per il Lavoro e lo Sviluppo Sociale, il quale gli ha intimato di sospendere l’evento.
Mentre il governo del Bahrein ha spinto molto sulla normalizzazione dei rapporti tra Israele e i Paesi del Golfo, arrivando anche ad ospitare la nefasta conferenza organizzata dall’amministrazione Trump, “L’accordo del Secolo”, lo scorso anno, molti cittadini si sono opposti a tale atteggiamento. La conferenza sospesa invece, a cui avrebbero partecipato oratori da Bahrein, Kuwait, Arabia Saudita, Oman e Palestina, era organizzata dalla Bahrain Democratic Youth Society, che ha anche riportato le sue scuse online per la brusca sospensione dell’evento.
La sospensione dell’evento di sabato rappresenta un nuovo e preoccupante sviluppo nella lunga sequela di tentativi che il governo bahrenita ha messo in atto per ostacolare il diritto alla libera espressione e associazione dei suoi cittadini, e dimostra come la crisi dovuta al COVID-19 sia stata sfruttata dai governi autoritari per ampliare i propri metodi coercitivi anche online.
Negli ultimi anni, il governo bahreinita ha introdotto una legislazione specifica sui crimini informatici al fine di punire penalmente il dissenso online e prendere di mira molti leader dell’opposizione. Nel 2018, il più rinomato difensore dei diritti umani, Nabeel Rajab, è stato condannato a cinque anni di carcere per aver esposto delle critiche su Twitter sulle condizioni delle carceri in Bahrein e sul coinvolgimento del Regno nel conflitto yemenita condotto dall’Arabia Saudita. La sua condanna è stata ulteriormente confermata dalla Corte Suprema il 31 dicembre 2018.
Allo stesso modo, nel marzo 2019, l’ex leader dell’ormai disciolto partito secolare Wa’ad, Ebrahim Sharif, è stato condannato a sei mesi per aver postato dei tweet in cui criticava il presidente del Sudan Omar Albashir, ormai deposto. Alcune settimane dopo, il giornalista bahreinita Adel Marzooq è stato accusato di crimini informatici per aver analizzata la politica della regione su Twitter.
Il governo bahreinita ha reso chiara la propria intenzione di espandere la sua azione politica anche sui social media. Nel maggio dello scorso anno, il Ministero dell’Interno ha annunciato di voler perseguire penalmente i cittadini che avrebbero seguito o fatto circolare post o “account, che portassero all’incitazione”, aggiungendo che “contrastare tutti quegli account che promuovono la sedizione e che minacciano di alterare il tessuto sociale e la pace è un dovere nazionale”. Tale annuncio è stato criticato dal team di Politiche Pubbliche di Twitter, che ha dichiarato come certe azioni “possano compromettere la libertà di espressione e di stampa” nel Paese.
Sayed Ahmed Alwadaei, Direttore dell’Advocacy di BIRD, ha commentato: “Tutto questo è l’ennesimo triste esempio della tendenza preoccupante delle autorità bahreinite a censurare anche gli eventi online, allo scopo di impedire la discussione o qualsiasi critica nei confronti delle politiche del governo. Insieme allo spazio civico già compromesso dalle misure draconiane messe in atto per il COVID-19, gli attacchi ai social media stanno demolendo una delle ultime possibilità rimaste per esercitare la libertà di espressione in Bahrein.”
Husain Abdulla, Direttore Esecutivo di ADHRB ha commentato: “ Dalle proteste del 2011, il Bahrein ha ostacolato qualsiasi libertà civile ai propri cittadini, utilizzando politiche repressive anche sulle attività online e sui social media che sono risultate in una delle più grandi minacce alla libera espressione e associazione negli ultimi anni”. La cancellazione dell’evento di sabato scorso è un altro esempio di come il governo abbia toccato il fondo nell’incessante campagna contro il dissenso e l’esposizione delle difficoltà che cittadini bahreiniti hanno riscontrato semplicemente per aver espresso la loro opinione.”