Fadhel Abbas Sahwan era un calciatore della prima squadra del Galali Bahraini Club. Dopo le scuole superiori ha lavorato come autista per la National Motor Company. Il 5 Marzo 2017 è stato violentemente arrestato a casa di sua nonna a Sabinis. È stato torturato e sottoposto ad un ingiusto processo. È rimasto poi prigioniero per tre anni nella prigione di Jau.
Il giorno del suo arresto la casa è stata circondata e presa d’assalto verso le 2:30 di notte da forze dell’ordine mascherate e in abiti civili, inclusa la polizia antisommossa, la quale non ha presentato nessun mandato di arresto. Fadhel non era ricercato dalle autorità e la sua famiglia non aveva ricevuto nessun mandato di comparizione. Diciotto giorni prima del suo arresto la sua casa era stata perquisita, ma senza che gli agenti facessero un nome specifico. Durante l’arresto, le cose di Fadhel sono state sparse ovunque e i suoi dispositivi elettronici, tra le altre cose, sono stati confiscati. Anche le foto con suo zio gli sono state confiscate [1].
Fadhel è stato ammanettato e bendato con la maglietta che indossava. È stato messo su una grande macchina e assalito fisicamente con delle percosse sul viso. È stato vittima di imprecazioni ed insulti fino all’arrivo alla stazione di polizia Qudaibiya nel Dipartimento di Investigazione Criminale, dove è stato sbendato.
Dopo il suo arresto, Fadhel è stato fatto sparire per cinque giorni. Le indagini sono iniziate il giorno dopo il suo arrivo, ossia il 6 Marzo 2017. Le torture sono iniziate nel Dipartimento di Investigazioni Criminali tra le stazioni di Polizia Qudaibiya, AlMaared e Hoora. È stato interrogato da alcuni agenti riguardo il primo capo di imputazione di cui era accusato: assemble illegale il giorno 14 Febbraio 2017 a Sabinis [2].
Durante l’interrogatorio Fadhel è stato vittima di tortura: è stato picchiato ripetutamente sul viso e sulla testa, soggetto a sputi e insulti fino alla fine dell’interrogatorio il giorno seguente. Le torture hanno continuato per quattro sessioni di interrogatori durante i quali era stato denudato e minacciato di subire la scossa elettrica; è stato anche preso a calci sul corpo e sul viso, minacciato di venire stuprato e di arrestare un membro della sua famiglia. Come se non bastasse, Fadhel è stato tenuto ammanettato e appeso dalla cima delle scale per cinque ore.
Il suo avvocato non ha potuto partecipare agli interrogatori e a Fadhel non è stato permesso di contattarlo. Quattro giorni dopo il suo arresto, è stato trasferito dalla Stazione di Polizia Qudaibiya all’Ufficio della Procura. È stato poi trasferito ripetutamente tra la Stazione di Polizia Qudaibiya, quella di AlMaared, l’Ufficio della Procura e la Stazione di Hoora. Il sesto giorno, è stato trasferito al Dry Dock Detention Centre, dove ha aspettato due settimane prima di poter parlare alla sua famiglia.
Fadhel è stato torturato per l’appartenenza al gruppo religioso Sciita e le sue opinioni politiche. L’amministrazione della prigione ha proibito a Fadhel di praticare liberamente la sua religione confiscandogli i libri sacri e limitando le preghiere.
Le forze di sicurezza hanno anche chiaramente dichiarato che è stato torturato perchè i membri della sua famiglia erano, e sono ancora, attivisti politici. A seguito delle torture, Fadhel ha presentato lividi sugli occhi e su diverse parti del corpo. Ad oggi, non ha ancora ricevuto assistenza medica.
Fadhel è stato accusato di (1) assemblea illegale con lo scopo di commettere crimini e turbare l’ordine pubblico tramite la violenza, il possesso di bottiglie incendiarie da usare per mettere in pericolo la vita delle persone e danneggiare i fondi pubblici; (2) assemblea illegale e sommosse; (3) assalto a personale di sicurezza civile il 23 Luglio 2012, assemblea illegale con lo scopo di commettere crimini e disturbare la sicurezza pubblica usando la violenza a scopo terroristico, possesso di bottiglie incendiarie per mettere in pericolo le vite delle persone e i beni pubblici e private per scopi terroristici. Fadhel è stato condannato a cinque anni totali di prigione. Tutte le sentenze sono state confermate.
Dal momento in cui è stato trasferito alla Prigione di Jau il 30 Maggio 2017 è stato ricevuto dagli agenti di polizia che lo hanno torturato. Questi lo hanno assaltato fisicamente in una stanza senza telecamere di sorveglianza, picchiato ferocemente sul viso fino a fargli sanguinare la bocca e preso a calci lungo tutto il corpo. Gli hanno legato le mani dietro la schiena e incatenato i piedi; è stato costretto a stare in questa posizione per tre ore.
Dopo aver scontato tre anni di prigione, Fadhel è stato rilasciato il 17 Marzo 2020. Ancora riporta problemi alla pelle e soffre di vitiligine (una malattia cronica della pelle). Inoltre, Fadhel ancora soffre di un problema all’occhio destro come risultato delle torture e delle percosse.
Il trattamento di Fadhel viola gli obblighi internazionali del Bahrain in materia di diritti umani, inclusa la Convenzione Internazionale per i Diritti Politici e Civili, e la Convenzione contro la Tortura e Altri Trattamenti o Punizioni Crudeli, Inumani o Degradanti, di cui il Bahrain è firmatario. A Fadhel non è stato concesso il diritto di comunicare con il suo avvocato durante gli interrogatori, il suo arresto non aveva mandato, è stato torturato, fatto sparire, e non presentato nei tempi consueti di fronte ad un giudice, la confessione che gli è stata estorta sotto tortura è stata usata contro Fadhel e nessun argomento presentato è stato accettato. Per le ragione sopra menzionate l’arresto, l’interrogatorio e il processo di Fadhel violano gli Articoli 7,9,10,14, 17, 18 e 22. Quest’ultimo articolo rappresenta il suo diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione, e il suo diritto alla libertà di assemblea. Le torture a cui Fadhel è stato sottoposto dal giorno del suo arresto fino al su arrivo in prigione sono una significante violazione del CAT.
Americans for Democracy and Human Rights in Bahrain (ADHRB) chiede al governo del Bahrain di indagare sulle accuse di tortura di Fadhel, punendo i responsabili, soprattutto gli agenti citati nella testimonianza di Fadhel, secondo il quale lo hanno torturato in una stanza senza CCTV. Infine, ADHRB chiede al governo del Bahrain di rispettare gli obblighi relativi ai diritti internazionali citati nelle convenzioni di cui fa parte.
[1] Suo zio Mohamed Sahwan è stato arrestato l’11 Novembre 2011 e ha sofferto di ferite mortali. Durante la repressione delle proteste che hanno avuto luogo a Sabinis nell’Aprile del 2011, Mohamed si è ritrovato 80 schegge d’arma da fuoco nella testa, nell’orecchio e nella schiena. Mohamed è morto il 16 Marzo 2017 come risultato della negligenza dell’amministrazione della prigione nel fornirgli trattamenti adeguati.
[2] Il 14 Febbraio 2017 una marcia ha avuto luogo per condannare la sentenza emessa contro l’eminente religioso Sheikh Isa Qassim.